Teatro

Gianrico Tedeschi spegne cento candeline

Gianrico Tedeschi
Gianrico Tedeschi

Gli auguri affettuosi di Teatro.it a uno dei più gradi interpreti del teatro italiano.

C’era una volta un cofanetto, di quelli che non si incartano mai, e il volto sornione di Gianrico Tedeschi si riaffaccia alla nostra memoria dai piccoli schermi in bianco nero, al tempo in cui streaming e pay tv non erano ancora il moderno focolare delle nostre case. 

Gianrico Tedeschi spegne le sue 100 candeline senza aver mai smesso di essere un faro per questo teatro italiano sempre troppo immerso in una nebbia lattiginosa di arroganza e incompetenza. Classe 1920: più di sessant’anni tra teatro, operetta, cinema e quella radio-televisione della grande prosa che oggi non farebbe e non fa più audience.

Colpo di fulmine

Tutto è iniziato con un colpo di fulmine, è così che lo ricorda lui stesso: a dodici anni, in una Milano che non aveva conosciuto ancora il buio della guerra, si reca con il padre a vedere gli Spettri di Ibsen e in scena c’è un gigante di nome Ermete Zacconi. Colpo di fulmine, dunque, di quelli che ti stregano per la vita. Prendere o lasciare insomma. E il piccolo Gianrico prende a piene mani. Ma poi arriva la guerra, la deportazione a Sandbostel, sì proprio il campo militare di Radio Caterina, Giovanni Guareschi e Alessandro Natta dove recita per gli internati brani di Pirandello. Poi gli studi, il debutto e l’ingresso nella Compagnia di Gino Cervi e Andreina Pagnani. 

Da quel momento una carriera in crescendo, ma che soprattutto si prova in ogni campo: la rivista con Anna Magnani, la commedia con Tognazzi, la commedia musicale con Rascel, Delia Scala e Memmo Carotenuto e poi tante case come il Piccolo di Milano, lo Stabile di Genova e quello di Trieste.

Una leggera preferenza per Visconti

Ha lavorato con tutti, o meglio, con tutto il teatro e lo spettacolo che conta, quello inossidabile e rispettoso dell’arte. Da Orazio Costa a Monicelli, da Squarzina a Strehler, ma la sua preferenza va’ sempre Visconti e a quel suo modo di lavorare quasi maniacale. E non può che essere così. 

Gianrico Tedeschi è un professionista sensibile e rigoroso, ama il suo lavoro come uno scrigno in cui si mette da parte quel che si ha di più prezioso e raro, ma soprattutto possiede, dote poco comune tra i teatranti di oggi, disciplina e onestà intellettuale. Quell'onestà intellettuale che ancora oggi mette a disposizione delle nuove generazioni, l’artista, ma soprattutto l’uomo, che non ha mai dimenticato la guerra, la prigionia e la privazione della libertà, ama ripetere ai tanti giovani che gli chiedono consiglio che più importante delle scuole e delle accademie di teatro è la memoria. 


Questo non gli impedisce di vivere il presente, fatto di continuo confronto con giovani attori e registi: nel 2013-2014 era in scena con Farà giorno (con una tournée che ha toccato decine di città) insieme a Lucia Calamaro e Alberto Onofrietti. Un’esperienza bellissima, come lui stesso l’ha più volte definita.

Gianrico Tedeschi compie 100 anni, il suo volto, segnato inevitabilmente dal tempo, è ancora gioviale come al tempo dei cofanetti, i suoi occhi sono ancora scintillanti e matti come sempre li abbiamo visti. Il suo sguardo sul teatro è quello di un padre premuroso e attento, al quale nessuno di noi è disposto a rinunciare.